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27 febbraio 2014 4 27 /02 /febbraio /2014 19:48
Un nuovo pentito nel clan di Bagheria 'Così ho inventato il pizzo a metro quadro'
ANCORA una defezione fra le fila di Cosa nostra: dopo Sergio Flamia, un altro mafioso del mandamento di Bagheria arrestato nel maggio ha chiesto ai carabinieri di poter parlare con i magistrati della Procura di Palermo. È Vincenzo Gennaro, ex esattore del pizzo della famiglia di Altavilla Milicia: da circa due mesi sta raccontando i nuovi equilibri dell' organizzazione mafiosa palermitana, le sue dichiarazioni vengono ritenute molto importanti da chi indaga. E adesso l' ex uomo delle cosche è stato ammesso al programma di protezione: come primo provvedimento, la famiglia del neo collaboratore è stata trasferita dai carabinieri in una località segreta. Gennaro, 57 anni, lavorava come addetto alla sicurezza in diversi cantieri edili della zona del Bagherese. 

In realtà, era l' ambasciatore di Cosa mostra nel mondo delle imprese, sempre pronto a presentarsi periodicamente per la riscossione della tassa mafiosa. Già nei mesi scorsi, i carabinieri del Reparto operativo di Palermo avevano scoperto il suo ruolo, grazie ad alcune microspie: le indagini coordinate dai sostituti procuratori Francesca Mazzocco, Sergio Demontis e dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci, avevano portato in carcere Gennaro assieme ad altre 29 persone, nel maggio scorso. 

L' ex esattore racconta adesso che la raccolta del pizzo era «a tappeto», secondo «un nuovo metodo» ritenuto più «morbido» per gli imprenditori di questi tempi alle prese con una grave crisi economica. «Niente più sottrazione dei lavori agli imprenditori, come accadeva fino a qualche tempo fa con la gestione di Franco Lombardo - racconta Vincenzo Gennaro - ma l' imposizione di una percentuale minima, a misura, calcolata a metro quadro». Così la cosca di Altavilla inventò il pizzo «a metro quadro». 

Non è la prima volta, che i boss cercano di rimodulare le loro pretese per far fronte alla crisi economica. Qualche tempo fa, altri esattori del pizzo si erano inventati addirittura il pizzo con la fattura, proprio per consentire agli imprenditori di scaricare la tassa mafiosa. Le prime dichiarazioni di Gennaro sono state già depositate agli atti dell' inchiesta sulla mafia di Bagheria: in questi giorni, la Procura sta notificando ai 29 arrestati l' avviso di chiusura dell' indagine, il provvedimento che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Vincenzo Gennaro ha confermato che all' inizio del 2013 c' era grande fibrillazione all' interno del mandamento di Bagheria, anche per la presenza di due esponenti della mafia canadese che avevano deciso di trasferirsi in Sicilia: Juan Ramon Fernandez Paz, detto Joe Bravo, e Fernando Pimentel. 

Entrambi fecero una brutta fine. Il giorno dopo il blitz di maggio, uno degli arrestati - Giuseppe Carbone - ha confessato i delitti e ha fatto scoprire i corpi nelle campagne di Casteldaccia. L' ordine di uccidere i due canadesi non era arrivato però dai vertici della famiglia di Bagheria, ma direttamente dal Canada. Di certo, i due narcotrafficanti un tempo fedelissimi di Vito Rizzuto erano venuti in Sicilia per fare investimenti: i soldi del traffico di droga li avevano già utilizzati per acquistare una palestra.
s. p.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/01/04/un-nuovo-pentito-nel-clan-di-bagheria.html
Trapani, arrestato sindaco “antimafia” di Calatafimi: intascò mazzetta

Nicolò Ferrara, 57 anni, era presidente del consorzio pubblico che a Trapani si occupa di gestione di fondi per la legalità e la manutenzione dei beni confiscati. E' finito in manette per corruzione. Complessivamente sono 11 gli indagati, impiegati e altri “faccendieri” coinvolti



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http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.it/2013/12/blog-post_30.html
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